Ricordo di Luigi Bocchino
Il mio incontro con il Professore Sce avvenne verso la fine dell’anno 1964 in ambito Olivetti, dove ero stato assunto nel 1961, ad Ivrea, come programmatore dell’Elea 9003 nel reparto Sistemi Informativi.
Lo conobbi appena ritornato dal servizio militare, che in quel periodo per gli ufficiali durava ben sedici mesi.
Durante la mia assenza, la Divisione Elettronica era stata ceduta alla General Electric; al mio rientro solo pochi progetti elettronici erano rimasti in Olivetti e i ricercatori erano ospitati nella sede di Pregnana Milanese, coordinati dall’Ingegner Perotto.
Mi fu proposto di andare a lavorare a Pregnana perché l’ufficio di Consulenza Matematica, diretto dal Professore Sce, aveva chiesto ai Sistemi Informativi di Ivrea di avere un programmatore per sviluppare progetti di simulazione.
Accettai e la raccomandazione del mio vecchio capo fu: il tuo nuovo capo è uno scienziato quindi portagli rispetto anche quando non sei d’accordo, non contestarlo come fai con me.
Ero molto eccitato all’idea del nuovo lavoro e anche comprensibilmente intimorito, ma quando incontrai il Professore Sce rimasi colpito da questa persona con gli occhi azzurri, sopracciglia folte, un modo di esprimersi molto gentile ed una notevole pazienza a spiegarmi in cosa consisteva il lavoro.
Ero il suo unico collaboratore e condividevamo l’ufficio lavorando a stretto contatto.
Mi presentò ai responsabili degli altri uffici tra cui Demonte e Prennushi (progettare una macchina per il riconoscimento della scrittura), Saltini (sviluppo macchina contabile molto evoluta), De Sandre (programma 101).
Iniziammo subito a lavorare per sviluppare, per l’ufficio riconoscimento scrittura, una serie di programmi per il miglioramento del rapporto segnale /rumore e successivamente per differenziare i vari caratteri nel processo di riconoscimento.
La collaborazione durò molti anni, circa sette; arrivarono nuovi colleghi, i progetti su cui si lavorava crescevano in continuazione, la fama del professore aumentava, le richieste arrivavano dai settori più vari dell’azienda. Ad esempio, simulazione dei protocolli di trasmissione dati per i nuovi terminali, definizione delle regole di campionatura dei componenti acquistati, simulazione del funzionamento di nuove macchine contabili e molti altri.
I ruoli erano chiari: Lui definiva le regole, noi sviluppavamo i programmi che le implementavano.
Devo confessare che ci sentivamo un po’ i precursori di una nuova frontiera.
Ci trasferimmo a Ivrea. Il Professore Sce riuscì a convincere la direzione Olivetti, dopo un po’ di lotta con il reparto Sistemi Informativi – che erano gli unici a gestire calcolatori elettronici in azienda – ad acquistare un calcolatore scientifico IBM 1130 con display grafico dove sviluppammo molti progetti; tra questi – con un grande contributo di Cesare Bona – il Cad Teadi (tecnigrafo a display), che permetteva ai progettisti meccanici la simulazione di cinematismi in movimento il cui output poteva essere inviato alle macchine utensili per la realizzazione dei prototipi. Questo SW ci era stato richiesto da molte aziende/istituzioni. Credo che fosse uno dei primi CAD.
Poi le nostre strade si divisero.
L’esperienza lavorativa con Il Professore Sce è stata molto formativa: molte volte il rapporto non era tra capo e dipendente ma tra professore e discepolo.
Non ricordo di aver mai visto il Professore Sce arrabbiato, al limite indispettito, ma sempre disponibile a condividere il suo sapere.