Introduzione di Leonede De Michele
Buongiorno a tutti i presenti.
Prima di iniziare la sessione pomeridiana, vorrei ancora ringraziare Irene Sabadini e Massimo Giulietti per le interessanti conferenze del mattino che hanno messo in grande evidenza i risultati di Michele Sce in ambito Geometrico. Naturalmente da parte di tutti noi va un sentito ringraziamento agli organizzatori di questa giornata in cui ci troviamo a ricordare i vari aspetti dell’operare di Michele Sce ed i sentimenti di amicizia che a lui ci legavano.
Ringrazio quindi a nome di tutti Stefania De Stefano, Simonetta Di Sieno, Stefano Kasangian, Alberto Marini, Giuliano Moreschi e Marco Rigoli.
Nella prima parte del pomeriggio sono previsti alcuni interventi ed una conferenza, naturalmente saranno benvenute anche testimonianze non in programma, queste necessariamente dovranno essere contenute nei tempi.
Dopo un mio breve escursus sulla vita Professionale di Michele Sce, interverranno Paola Manacorda a nome anche dei figli, Virginia Valzano, Andrea Previtali, Eugenio Regazzini e Franco Magri, più naturalmente le Testimonianze accennate in precedenza. La giornata finirà con una conferenza di Fabrizio Colombo.
Michele Sce nasce nel 1929 a Tirano (Valtellina), poi la famiglia si trasferisce a Livorno ove compie i suoi studi secondari. Si laurea con lode a Pisa nel 1951 con al suo attivo già due lavori scientifici su forme canoniche e matrici diagonalizzabili. Nell’Anno Accademico 1952/53 è perfezionando presso la Scuola Normale Superiore di Pisa e si occupa di Matrici di Riemann. Dal 1951 al 1955 è a Roma con una borsa di studio dell’INDAM e collabora con Fabio Conforto sempre su argomenti connessi alle matrici di Riemann, settore che nonostante la prematura scomparsa di Conforto continuerà a coltivare con successo, anche molto incoraggiato da Beniamino Segre. A Roma stringe amicizia con altri giovani matematici: Edoardo Vesentini, Carlo Pucci, Gianfranco Capriz, Lucio Lombardo Radice; amicizie di una vita che in vari periodi si rinsalderanno con attività ed obbiettivi comuni su problemi di indirizzo delle Strutture della Matematica Italiana.
Dal 1955 al 1962 è assistente di ruolo alla Cattedra di Geometria dell’Università di Milano il titolare era Oscar Chisini. Si inserisce molto facilmente nell’ambiente milanese e stringe amicizia con i colleghi Modesto Dedò, Cesarina Tibiletti, Ermanno Marchionna, Umberto Gasapina, Marco Cugiani. In questo periodo universitario Michele Sce è molto attivo sia scientificamente che didatticamente e questo suo lavoro è molto apprezzato, di fatto nel 1958 ottiene la Libera Docenza in “Geometria Analitica con elementi di Geometria Proiettiva” e nel 1959 la libera docenza in “Algebra Superiore”; sempre nel 1959 gli viene assegnato il Premio Bonavera dell’Accademia delle Scienze di Torino. Nel 1961 viene dichiarato maturo in un concorso per una cattedra in Geometria Analitica. Tiene diversi corsi: negli anni 1957 e 1958 è incaricato del corso di Teoria delle Funzioni a Parma, nel 1959/60 di Teoria dei Numeri a Roma e dal 1961 al 1968 di Topologia a Milano. Le sue ricerche sono orientate su problemi di derivabilità nelle Algebre reali o complesse, serie di potenze su moduli quadratici, geometrie finite. Attratto dalle potenzialità dei mezzi di calcolo (siamo alla fine degli anni 50) sviluppa una collaborazione, in diversi settori con i fratelli Lunelli, Lorenzo e Massimiliano. Usando sistematicamente un elaboratore con Lorenzo studiò le proprietà dei K-archi Desarguesiani e con Massimiliano problemi di documentazione automatica e analisi statistiche dei testi.
L’interesse per l’informatica prevale e nel 1962 dà le dimissioni da assistente ed entra nel “Laboratorio di Ricerche Elettroniche dell’Olivetti”, prima a Borgo Lombardo poi a Pregnana. Fa parte del gruppo di Giorgio Perotto che mette a punto un calcolatore da tavolo “Olivetti Programma 101” a quei tempi all’avanguardia. Questo gruppo comprende anche Filippo Demonte e Mario Prennushi, che ci racconteranno più in dettaglio di quel periodo. Nel 1966 viene nominato Direttore del gruppo di Consulenza Matematica della Divisione di Ricerca e Sviluppo di Ivrea.
Nel 1968 per queste sue competenze viene cooptato nel Comitato della Matematica del CNR, in cui rimane sino al 1976 durante le due Presidenze di Carlo Pucci che in lui apprezza oltre alle competenze anche la grande onestà intellettuale.
In quel periodo conduce tre indagini: una riguardante lo sviluppo dell’IAC al fine di renderlo uno strumento di consulenza per gli Enti Statali; una seconda sulle previsioni di utilizzo dei mezzi di calcolo nella Pubblica Amministrazione ed una terza sulla richiesta di Matematici nel settore privato: in quegli anni non sono ancora stati attivati i Corsi di Laurea in Informatica! Nei primi anni settanta il Comitato per la Matematica implementa una politica di sostegno allo sviluppo di attività di calcolo automatico organizzando Laboratori di Calcolo in varie sedi universitarie, a Torino, Parma, Bologna, Firenze, Napoli ad anche in istituti del CNR quali l’IAC di Roma, l’IMA di Genova, l’IMATI di Pavia e lo IAMI di Milano. Questi laboratori avranno anche la funzione di preparare molti giovani ricercatori ad affrontare con successo l’era del personal computer (anni ottanta).
Nel 1971 cessa il suo rapporto di lavoro con l’Olivetti e per un anno è Commissario dell’IAC. Dal 1973 al 1979 è Direttore del reparto di statistica della Nielsen di Milano ove si occupa di perfezionare i campionamenti delle vendite di beni di largo consumo. In tutto questo periodo non abbandona mai l’insegnamento universitario, dal 1966 al 1969 è Professore Incaricato di Statistica a Milano e dal 1970 al 1976 di Probabilità.
Nel 1976 vince una Cattedra di Geometria e dal 1976 al 1978 è Professore straordinario a Lecce. In quella sede sarà molto attivo nell’organizzazione del nuovo Dipartimento e della Biblioteca di Matematica; di questo parlerà diffusamente la dottoressa Valzano. Dopo un anno a Torino dal 1979 fino alla sua scomparsa nel 1993 è professore di Geometria presso l’Università di Milano.
Prima di accennare brevemente alla sua opera in quest’ultimo periodo vorrei accennare ad un suo grande interesse: i libri. Bibliofilo appassionato, la sua casa milanese era letteralmente invasa dai libri. Alla sua scomparsa molti di questi saranno donati a varie a varie biblioteche: la Biblioteca Labronica di Livorno, la Biblioteca di Matematica della Statale di Milano e la biblioteca di Milano Bicocca. Come sempre questa sua passione si concretizza anche in un servizio pubblico: dal 1975 è un membro, molto attivo, nella Commissione Nazionale Biblioteche Matematiche e nei primi anni ottanta direttore della Biblioteca Matematica di Milano .
Come professore a Milano tiene corsi di geometria (a vari livelli) per Matematici, Fisici, Informatici, sempre caratterizzati dalla sua notevole originalità. Le sue ricerche in questo periodo riguardano sistemi di polinomi ortogonali nell’ambito della teoria sviluppata da Stiven Roman e Giancarlo Rota; collabora inoltre alla stesura del Dizionario di Matematica, edito da Rizzoli nel 1989.
Termino con una breve nota personale.
A Michele Sce ero legato da una profonda amicizia nata da lunghe conversazioni sui più disparati argomenti: Matematica, Politica Universitaria, Libri, Cinema. In ogni situazione discutere con Michele era stimolante ed tante volte anche spiazzante per l’originalità dei suoi punti di vista. Devo confessare che in qualità di Direttore di Dipartimento approfittai spesso della sua grande pazienza nell’ascoltare gli altri, delle sue infinite competenze in vari settori e della sua estrema lucidità nell’affrontare le problematiche universitarie. In ogni situazione, le sue critiche (tante) erano costruttive e volte ad evidenziare come in certe circostanze si stesse perdendo di vista l’interesse generale per mettere qualche pezza a situazioni particolari, magari piuttosto marginali. Non credo che questa mia esperienza fosse isolata; sono convinto che, pur evitando incarichi ufficiali, fu sempre una coscienza attiva in tutte le situazioni di lavoro o più in genere sociali e questo suo modo di operare sottotraccia rappresentò una caratteristica fondamentale di tutta la sua vita professionale.