Filippo Demonte

Intervento di Filippo Demonte

Laureatomi a Torino in Ingegneria Elettrotecnica all’inizio del 1960, entrai al Laboratorio di Ricerche Elettroniche Olivetti di Borgolombardo (vicino a Metanopoli) nell’autunno del 1962 (dopo un anno all’Istituto Termometrico del CNR a Torino e un anno e mezzo all’IBM in Italia e in Germania). Venni assegnato al progetto di OCR (Optical Character Recognition) nell’ambito dell’UPAEM (Ufficio Progetti Apparecchiature Elettronico-Meccaniche) diretto da Pier Giorgio Perotto, che aveva brevettato un metodo “morfotopologico” per il riconoscimento dei caratteri numerici stampati e manoscritti, poi pubblicato nel 1963 sulle “IEEE Transactions on Electronic Computers”. Fui incaricato del progetto e realizzazione di un’apparecchiatura per il riconoscimento automatico di caratteri numerici stampati e manoscritti con il metodo morfotopologico, che nel seguito generalizzai (anche ai caratteri alfabetici) con nuovi prototipi e poi una preserie di produzione.
Perotto aveva già progettato e messo in produzione il CBS (Convertitore Banda Scheda) per trasformare le bande perforate delle macchine contabili Audit (dell’Olivetti) in schede perforate dell’IBM al fine di permetterne l’input nei sistemi a schede e nei computer IBM. Al tempo, il gruppo di Perotto comprendeva un progetto detto Auditronic (per munire un’Audit di un’unità di calcolo elettronica), di una contabile alfanumerica elettronica, di un desk-top computer (la Programma 101) oltre all’OCR e a un Centro di Consulenza Matematica affidato a Michele Sce, entrato in Olivetti poco prima di me, pur continuando ad avere un incarico all’università. Con riferimento all’OCR, Sce sviluppò uno studio sui metodi di correlazione, di momenti, di Fourier bidimensionale e altri metodi lineari per riconoscere i caratteri. Successivamente concludemmo che questi metodi erano meno versatili del morfotopologico.
A dicembre 1962 il Laboratorio di Ricerche Elettroniche fu trasferito a Pregnana Milanese. Qui, tra altre cose, insieme con Mario Prennushi e Michele Sce sviluppammo un’apparecchiatura per la scansione ed il software per la simulazione del filtraggio bidimensionale delle immagini dei caratteri al fine di definire dei filtri bidimensionali che ottimizzassero il rapporto segnale/rumore delle immagini dei caratteri scanditi. Prennushi costruì l’apparecchio, Sce curò il software su Elea 9003 ed io definii vari tipi di filtri. Questo, lavoro risultò in una pubblicazione presentata a Milano a un convegno sull’automazione “Scanning and filtering of characters for O.C.R.”. Realizzai in hardware alcuni di questi filtri nelle successive macchine da me sviluppate.
A Pregnana lavoravano parecchi periti che si erano iscritti a facoltà universitarie di fisica o matematica, avendo dato un esame di maturità liceale dopo il diploma, dato che soltanto nel 1969 vennero ammessi i diplomati all’università. Poiché non esistevano corsi serali, con Sce e altri pensammo di organizzare corsi delle materie del primo biennio che tenevamo dopo le 17 (terminando l’orario di lavoro alle 16:45). I corsi si tenevano nei locali del Laboratorio, previa autorizzazione della Direzione. Una sera entrai nel locale dove Sce teneva lezione di Geometria Analitica e fui stupito della voce quasi “tonante” che usava per fare lezione, lui che normalmente parlava con voce pacata e quasi sottovoce.
In quegli anni l’ECMA (European Computer Manufacturer Association) aveva intrapreso un gruppo di studio per definire uno standard di caratteri per l’OCR, detto OCR-B, per differenziarlo dall’OCR-A degli USA. L’OCR-A era all’inizio solo numerico e molto stilizzato. L’OCR-B intendeva essere alfanumerico e di aspetto convenzionale. Il designer fu Adrian Frutiger con la collaborazione di un team multiaziendale europeo. Insieme con Prennushi partecipai ai lavori e Sce, con il supporto di Luigi Bocchino, sviluppò un software che misurava la distanza informatica tra le forme dei caratteri in modo da massimizzarla, minimizzando così le possibilità di confusione nel riconoscimento automatico. L’OCR-B è tuttora usato ad esempio in applicazioni postali e sulle banconote in Euro.
Successivamente, tra gli altri lavori in Olivetti, Sce sviluppò una metodologia che permise il progetto dei circuiti in modo diverso dal dimensionamento in “caso pessimo”, riducendo i costi dei prodotti elettronici. Ricordiamo che negli anni ’60 non venivano ancora usati i circuiti integrati ed i circuiti erano fatti di resistenze, condensatori diodi e transistori. Per i componenti si avevano dei capitolati che ne definivano i parametri, tra cui le tolleranze (p.es. 1%, 2%, 5%, 10%, con costi decrescenti al crescere della tolleranza) e nei controlli di accettazione dei componenti acquistati si misuravano delle campionature. In base a queste misure Sce costruì la distribuzione statistica dei valori dei parametri di ogni tipo di componente acquistato. Successivamente definì lo sviluppo di un software (sviluppato da Bocchino) con cui, data una formula di dimensionamento del circuito, si otteneva la distribuzione statistica del valore da calcolare. Tra l’altro questo sviluppo evidenziò un fenomeno interessante: p.es. la distribuzione dei valori delle resistenze al + 10% non assomigliava in nessun modo ad una gaussiana, ma al centro aveva valore zero e presentava due gobbe a mo’ di cammello agli estremi. Ciò era dovuto al fatto che dalla produzione erano state estratte centralmente le resistenze di tolleranza inferiore.
Durante i primi anni a Pregnana io non ero ancora sposato e all’estate Paola era in campagna con i figli, per cui spesso Sce ed io cenavamo insieme in qualche ristorante di Milano. Tramite lui conobbi parecchi ristoranti che oggi non esistono più, tra cui Allo Stomaco di Ferroda Pino alla paretela Brasera Meneghina.
Nel 1965 la Olivetti cedette il 75% della Divisione Elettronica alla General Electric e nel 1968 il restante 25%. Il gruppo di Perotto rimase all’Olivetti ed in un primo tempo rimanemmo a Pregnana nei locali della OGE (Olivetti – General Electric). Quando nel 1967 Perotto divenne Direttore della Ricerca & Sviluppo dell’Olivetti (succedendo a Natale Cappellaro), parte del suo gruppo si trasferì a Milano in via Camperio, mentre altri, tra cui Sce ed io venimmo trasferiti a Ivrea nell’autunno 1968.
Sce divenne responsabile della Consulenza Matematica della Ricerca & Sviluppo Olivetti, tra l’altro continuando nelle attività di dimensionamento e analisi statistica estendendola ai dispositivi meccanici (con la collaborazione di Cesare Bona).
Quando il centro di calcolo Olivetti di Ivrea dismise gli Elea, questi furono sostituiti da un IBM 360 che venne assegnato alla gestione aziendale nelle 12 ore di giorno mentre le 12 ore di notte erano riservate alla R&S. Sce divenne responsabile di queste ore notturne. Allora si usavano ancora le schede perforate per caricare i programmi, per cui si perforava il programma su schede che venivano inviate al centro. Normalmente vi era qualche errore di trascrizione o formale che veniva rilevato alla lettura, per cui era necessaria una correzione e un rinvio (anche più di una volta). Quando le schede venivano dichiarate corrette si doveva precedere al caricamento del programma (e di eventuali dati) e alla sua esecuzione a cura degli operatori del centro: ebbene i programmi del turno di notte si bloccavano molto di più che quelli di giorno. Quando Sce assunse la gestione della notte usava andare al centro di calcolo e sedersi a studiare (generalmente per preparare le lezioni all’università) per tutta la notte. Magicamente i programmi notturni cominciarono a funzionare quasi tutti (forse perché gli operatori avevano il capo con loro durante la notte). Si trattò di un vero miracolo di management.
Inoltre Sce avviò parecchie altre ricerche e attività, tra cui una collaborazione con gli uffici di selezione del personale per valutare le carriere dei selezionati assunti. Questa attività si bloccò quando si comprese che egli voleva valutare la qualità dei selezionatori anziché quella dei selezionati. Collaborai con lui per valutare le carriere dei laureati in matematica in Olivetti, attività che poi portò in campo nazionale.
Nel 1970 la Olivetti si trovò ad affrontare una crisi economica e vennero avviate riduzioni di costi. Venne chiuso l’Ufficio Progetti Sistemi di Lettura Ottica, di cui ero responsabile, anche perché l’evoluzione di terminali elettronici e tecniche di trasmissione dati riducevano i vantaggi dell’OCR nelle applicazioni commerciali e bancarie. Inoltre nel 1971 i collaboratori della Consulenza Matematica vennero assegnati ad altri incarichi e Sce prese un periodo di aspettativa assumendo la funzione di commissario dell’INAC (Istituto Nazionale delle Applicazioni del Calcolo), poi si dimise dall’Olivetti e passò all’Università di Lecce.